Categoria: OmeopatiaIl metodo

Primi Esperimenti

Dunque smise di praticare, ma continuò a studiare cercando qualcosa che non conosceva ma che prevedeva che esistesse: una legge razionale di cura. (introduce la necessità del “rigore ” nel metodo, concetto che sarà ripreso dall’epistemologia moderna)

Durante il lavoro di traduttore Hahnemann esplora tutta la letteratura medica, e nel 1790 traduce la Materia Medica di William Cullen, un medico scozzese.
Hahneman non si limitava mai a tradurre, ma aggiungeva sempre critiche e annotazioni

Fu particolarmente colpito dal fatto, descritto nel libro, che i lavoratori della corteccia di china, soffrivano frequentemente di episodi febbrili che presentavano una sintomatologia del tutto sovrapponibile a quella delle febbri malariche che allora erano curate appunto con la corteccia di China (il chinino, alcaloide della china fu isolato nel 1820, 30aa dopo l’esperimento di Hahneman.

Così gli sorse il desiderio di sperimentare su se stesso gli effetti della china, facendo nascere così un nuovo modello di sperimentazione, che non era stato mai utilizzato da nessuno allo stesso scopo: la sperimentazione sull’uomo sano.

Hahnemann fu spinto a questo perché non poteva accettare le idee di Cullen che il chinino, essendo amaro creava nello stomaco del malato una sostanza che si opponeva alla febbre.

Scrisse una nota col risultato del suo esperimento: ” presi due volte al giorno 4 dracme (tre grammi e 24 centigrammi) di pura china;i miei piedi, le estremità delle dita ecc. diventarono freddi; mi sentii sonnolento e languido,mentre il mio cuore palpitava; tremavo senza che ci fosse freddo, prostrazione in tutto il corpo, in tutte le membra; pulsazioni nella testa; arrossamento delle mie guance; sete, ed infine tutti quei sintomi caratteristici della febbre intermittente, apparirono uno dopo l’altro.

Questi parossismi presentavano la durata di 3-4 ore per volta, e RIAPPARIVANO SE RIPETEVO LA DOSE ALLO STESSO MODO. Smisi di prendere la China e la salute ritornò.

L’esperienza portò Hahneman dall’esperimento all’analisi, e da questo alla sintesi. ”devi osservare il modo di agire dei medicamenti nell’organismo dell’ uomo quando si trova in stato di salute: i cambiamenti che producono queste sostanze devono significare qualcosa. Forse questo é il linguaggio attraverso cui queste sostanze si esprimono ”

Inizio’ a sottoporsi a vari esperimenti e con lui alcuni amici ai quali aveva comunicato le sue ipotesi: dopo la china studiò lo zolfo, il mercurio, la belladonna, la digitale ecc. ed ogni nuovo esperimento era una conferma.

Così scopri che lo zolfo produce una eruzione cutanea simile a quella che ha la proprietà di curare;che il mercurio nella sua azione sull’organismo sviluppa sintomi analoghi a quelli che spesso fa scomparire ecc.

Con questo ragionamento inizia ad utilizzare sostanze che avevano una analogia di azione con alcune malattie:trovò che la Pulsatilla era una analogo del morbillo, il Rame e l’Elleboro due analoghi del colera; la Belladonna un analogo della scarlattina.

Hahnemann inizia ad ottenere numerosi successi terapeutici nel trattamento di numerose malattie: Nei primi tempi della sua pratica impiegava dosi ponderali, secondo la posologia della medicina classica.

Al principio la applicazione del suo metodo si riassumeva con la analogia delle manifestazioni dell’esperimento con una determinata sostanza e i sintomi del malato. In questo modo osservò che le dosi ponderali provocavano un aggravamento dei sintomi: momentaneamente, é vero, però bisognava fare molta attenzione alla posologia. Per questa ragione iniziò a diminuire progressivamente le dosi impiegate.