Categoria: OmeopatiaIl metodo

Per Capire Oltre…

Quanto illustrato finora sono cenni del panorama dell’Omeopatia Classica e della mia esperienza fino ad una decina di anni or sono.
In realtà la vera novità degli ultimi anni è stato il lavoro del Dott. Massimo Mangialvoriamico collega e maestro. Dopo essere stato discepolo di alcuni dei “grandi vecchi” del mondo omeopatico internazionale, chi veramente ha rappresentato una ri-evoluzione epistemologica per me e per quanti non si sono voluti fossilizzare nell’Ortodossia è stato Massimo : partendo dalla esperienza clinica, con la sua capacità intuitiva e la sua creatività ha strutturato in questi anni il suo “METODO DELLA COMPLESSITA’ “.
Questo non ha nulla a che fare coi tanti “olismi” “eclettismi ” o pseudo-integrazioni di modelli diversi, funzionali soltanto ad alimentare il narcisimo di “pseudo-maestri”.
Proverò a fare una sintesi di questo metodo per i “non addetti ai lavori”:
Un punto fondamentale di riflessione è l’applicazione del Principio di Similitudine: questo principio come abbiamo visto è stato ben strutturato da Hanemann ma poi è stato interpretato e applicato in modo diverso dalle varie Scuole Omeopatiche.
Abbiamo da una parte le scuole di Omeopatia Unicista che cercano una lettura più organizzata dei sintomi, dall’altra scuole di pensiero che cercano la similitudine di malattia.
Dunque un punto fondamentale per capire il metodo di lavoro di un Medico Omeopata è il modo ed il  livello nel quale cerca di leggere e riconoscere una Similitudine.
Spesso il concetto di Similitudine è applicato pedissequamente ad una lista di sintomi, piuttosto che ricercando una ORGANIZZAZIONE COERENTE di quegli stessi sintomi.
Abbiamo visto come il modello omeopatico si fonda sull’osservazione, registrazione e elaborazione di fenomeni che chiamiamo “sintomi” e come questo modo di procedere si è strutturato e radicato nei due secoli di vita della Medicina Omeopatica
Questi sintomi hanno  subito una forma di semplificazione  per permettere alla memoria umana un qualche tipo di schematizzazione e archiviazione che favorisse l’accesso a tutto questo materiale e pertanto nascevano i cosidetti Repertori Omeopatici.
Questi Repertori (elenchi di sintomi coi rimedi correlati) nati dall’esigenza di semplificazione, archiviazione e accesso ai dati,  hanno portato ad un progressivo impoverimento del senso originario dei sintomi spesso enuclenadoli dal contesto in cui erano nati.
Mangialavori sottolinea come quanto emerge e viene raccolto non deve essere semplicemente riportato in modo paratattico ma può e deve essere organizzato e strutturato.
Oggi anche grazie alle possibilità offerte dall’ informatizzazione dei dati è possibile un uso molto più ampio e “creativo” del repertorio e, ai fini di un progressivo ampliamento del nostro orizzonte terapeutico è fondamentale sviluppare i concetti  di Temi e Famiglie Omeopatiche.
Il “Tema” rappresenta l’ espressione degli aspetti più caratteristici dell’interazione tra l’uomo e una certa sostanza.
Una Famiglia Omeopatica è costituita da un gruppo di rimedi che condividono non solo uno o più temi fondamentali ma una vera e propria organizzazione coerente di temi e sintomi.
Lo studio dei rimedi e dei pazienti per Temi e Famiglie ci permette di passare da una dimensione un po’ statica, troppo schematizzata e dunque alla fine non abbastanza “individualizzante” ad una metodica dinamica e più rispettosa della complessità del “vivente”.
La nostra Letteratura Omeopatica non ci descrive tutta la possibile evoluzione di un rimedio/sostanza ma ci da delle immagini di alcuni momenti di scompenso caratteristici.
Col Metodo della Complessità cerchiamo di passare dalle fotografie al filmato, entrando così in una dimensione più dinamica nello studio delle strategie che utilizza quel determinato sistema vivente per vivere, relazionarsi, creare, difendersi dalle aggressioni provenienti sia dall’esterno (virus, batteri, mobbing al lavoro ecc)  che dal proprio interno (pensate solo alle malattie autoimmuni).
In questo percorso arriviamo alla conclusione che lo studio di una sostanza di un rimedio e di un caso clinico possono essere accomunati e guardati dallo stesso punto prospettico, vale a dire che questo il modello di osservazione li considera tutti comesistemi organizzati, cercando di evidenziarne le comuni strategie adattative, cioè quali sono  le modalità attraverso le quali questa sostanza/persona/rimedio interagisce con l’ambiente.
Questo modello ha permesso un enorme ampliamento delle possibilità terapeutiche della Medicina Omeopatica “resuscitando” per così dire un grandissimo numero di rimedi che per la scarsità di informazioni significative al riguardo solo raramente venivano utilizzati.

Infatti lo studio per famiglie ci permette di utilizzare temi e sintomi comuni ad  una famiglia anche in presenza di una scarsità di sintomi in letteratura per un particolare rimedio: questa metodologia permette a chi riesce a padroneggiarla di ampliare grandemente il proprio orrizonte terapeutico e di realizzare più concretamente il principio di individualizzazione della terapia preconizzato da Hanhemann.