Categoria: OmeopatiaIl metodo

Le Radici Dell’Omeopatia

Voler presentare correttamente l’omeopatia significa tornare indietro di un paio di secoli:

é SAMUEL HANEMANN, il fondatore della moderna Omeopatia, e dico moderna, perché il principio della cura coi simili che come vedremo sta alla base della terapia omeopatica, era già presente in embrione in Ippocrate ed affonda le sue radici nella cultura orientale di quattro millenni avanti Cristo.

IPPOCRATE, che opera nell’ambito della Grecia del III sec. a.c., discendente della classe sacerdotale degli Asclepiadi, si rende responsabile di una delle rivoluzioni più radicali e sacrileghe della storia dell’uomo, perché stabilisce una netta separazione tra l’antica medicina magico-religiosa e la nuova scienza medica. Cercando di stabilire le basi di una nuova medicina, separata da religione e filosofia,attribuisce un ruolo centrale alla Natura. La Natura é il vero medico che opera secondo modalità diverse peculiari, in base al temperamento individuale (NATURA MEDICATRIX)

Il compito del medico é quello di “ministro della Natura ”, in quanto non cura direttamente la malattia, ma ne interpreta i sintomi che sono definiti “grida della Natura ”.

Ippocrate costruisce il suo modello di medicina su due pilastri principali:la legge dei contrari (CONTRARIA CONTRARIS CURENTUR) e la legge dei simili (SIMILIA SIMILIBUS CURENTUR).

La prima secondo Ippocrate andava applicata quando era nota la causa della malattia. E’ il principio secondo cui la malattia batterica va trattata con gli antibiotici, un processo infiammatorio con antinfiammatori,una contrattura muscolare con miorilassanti ecc.
Diversamente se la causa della malattia era sconosciuta bisognava studiare le reazioni individuali del malato, applicando la legge dei simili. Per questo motivo ad esempio la tintura di cantaride che provoca cistite con ematuria, veniva utilizzata per trattare la cistite.

Dopo Ippocrate, nel cammino che ha portato verso l’omeopatia non possiamo non citare Teofrasto von Hohenheim detto PARACELSO (1493-1542).

Gli scritti di Paracelso esprimono il contrasto coi medici contemporanei: Paracelso sostiene che il medico deve essere semplicemente ”ministro e difensore della Natura ” la quale é tutta tesa a difendere se stessa. Accusa i suoi colleghi di non rispettare la natura e di aggiungere ulteriori danni all’organismo malato. Esponente massimo dell’Alchimia, Paracelso é considerato da alcuni come precursore dell’Omeopatia
L’opera dell’alchimista che attraverso diluizioni e concentrazioni progressive distilla la quintessenza delle varie sostanze, potrebbe rappresentare un’anticipazione dell’Omeopatia moderna.

Cristiano Federico SAMUEL HANEMANN nasce a Meissen, piccola città della Sassonia, il 11 Aprile del 1755.

A vent’anni inizia lo studio della Medicina nell’Università di Leipzig. Già allora traduce, per mantenersi agli studi, opere di medicina dal francese, inglese e italiano in tedesco. Dopo due anni si trasferisce a Vienna dove conquista l’amicizia del dott. Quarin, medico dell’imperatrice Maria Teresa. Ritorna poi in Germania a Erlagen dove consegue la laurea, mantenendosi agli studi dando lezioni greco, latino inglese ebraico italiano siriano arabo, spagnolo idiomi che conosceva bene e una piccola conoscenza di caldeo, nonostante avesse appena 24anni.
Era un appassionato di Fisica, Chimica, Storia Naturale e specialmente Mineralogia.
Inizia la sua pratica clinica a Hettsted e poi a Dessau dove aveva anche la possibilità di avere a disposizione un Laboratorio per continuare i suoi esperimenti di chimica e mineralogia.
Nel 1787 a Dresda Hahneman aveva raggiunto una relativa prosperità, le opere pubblicate e la sua vasta clientela gli permettevano una vita agiata.
Ma proprio per aver portato così lontano il suo sguardo investigativo, constatò l’imprecisione dei metodi della medicina del tempo e da allora non volle esercitare un’arte dove tutto era empirico
Un giorno all’ora abituale delle visite, comunica alla sua clientela che aveva deciso di abbandonare la pratica medica
Dunque, come riferisce egli stesso, la sua coscienza d’uomo ed il suo rigore di scienziato lo spinsero ad abbandonare la pratica medica e a vivere stentatamente di traduzioni scientifiche, perché si rendeva conto che con i metodi di cura tradizionali non poteva curare i suoi malati.

Scrive ad un amico:” per me era una tortura procedere sempre nell’oscurità quando dovevo curare un malato e prescrivergli secondo questa o quella ipotesi medica sostanze che dovevano il loro posto nella medicina soltanto a questa o quella ipotesi arbitraria.…..così ho rinunciato alla pratica medica per non correre il rischio di nuocere alle persone e mi sono orientato esclusivamente verso la chimica e i lavori letterari ”
Scrive ad un altro amico, il dott Hufeland:”…….pertanto, poiché deve esserci un mezzo sicuro di cura, così come c’é un Dio, abbandonerò il campo ingrato delle spiegazioni ontologiche. Non ascolterò più opinioni arbitrarie, anche se sono state trasformate in sistemi. Non mi inchinerò davanti all’autorità di nomi celebri! Cercherò dove si trova quel metodo che nessuno ha neppure sognato, perché é molto semplice; perché non appare incoronato dai maestri nell’arte di costruire ipotesi e astrazioni scolastiche ”.