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RIPARTE LA CROCIATA CONTRO L’OMEOPATIA

 

LA STAMPA.it  22/10/2011                                                                      Alberto Magnetti

In memoria del figlio del collega di Tricase

Sono un medico.
Sono un padre.
Conosco le ansie e le preoccupazioni che proprio i mie ruoli congiunti di terapeuta e di genitore generano nella gestione dei malanni dei figli. Conosco i momenti in cui prognosi ed evoluzione della patologia non seguono le tue previsioni, quando la risposta ad un medicinale non è quella che ti aspettavi, quando vedi piangere tuo figlio mentre ti chiede aiuto, ti chiede di far smettere questa cosa che lo affligge, questa cosa che si chiama malattia.
Quindi sono al fianco del collega che sta vivendo lo strazio della perdita del figlio, dolore che non riesco neppure ad immaginare per quanto possa essere devastante.
Sono al suo fianco in silenzio.
Rispetto il suo momento drammatico, capisco i suoi pensieri e i suoi dilemmi “non ho fatto abbastanza” oppure” potevo salvarlo”.
Sono in silenzio ma sono disgustato
Disgustato da una informazione che da un episodio drammatico di cronaca locale crea subito un articolo alla “sbatto il mostro in prima pagina”, dove il mostro è sia il padre medico sia la medicina omeopatica colpevole di non essere stata efficace nel salvare la vita di un bimbo.
Non si conoscono ancora i veri motivi della morte del piccolo, quali terapie siano state utilizzate ma il solo citare  il termine omeopatia in un caso come questo lo rende subito un caso nazionale. Se fosse morto per una reazione avversa da vaccino o da farmaco convenzionale (4° causa di mortalità nel mondo occidentale) nessuno si sarebbe preso la briga di stilare neppure una riga, ma la querelle “omeopatia pro e contro” aumenta l’audience e allora nessuna sensibilità.
Non sarà la morte di un piccolo bambino a cambiare la storia della medicina omeopatica, ma saranno i milioni di persone che da 200 anni continuano ad impiegarla per guarire da molte gravi malattie quando la medicina convenzionale non ha dato loro risultati soddisfacenti o ha scatenato troppi effetti collaterali.
Saranno nazioni con economie in crisi che, non potendo più esaudire le richieste delle ricche multinazionali del farmaco, di fronte ai sempre più numerosi lavori scientifici di costo-beneficio in cui l’omeopatia esce vincente decideranno di scegliere la strada dell’innovazione, la strada della medicina della complessità e del risparmio sociale come bene collettivo per tutto ciò che è prevenzione della salute per lasciare i casi più resistenti o quelli chirurgici all’attuale medicina.
Chi  scrive di omeopatia spesso non conosce molto dei suoi principi e l’affronta in modo superficiale, come spesso succede per certi medici che non hanno una competenza appropriata .
Gli articoli citano la tisana di finocchio come causa dell’exitus , ma i giornalisti non sanno che in omepatia non si impiegano le  tisane , né rimedi in dose ponderale ma questo è un fatto marginale perché la crociata è ormai ripartita e non si ferma di fronte a queste quisquiglie.
E una domanda sorge spontanea : CUI PRODEST?