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Ricorso alle cure omeopatiche e minori costi farmacologici, l’esperienza della Regione Toscana. Intervista a Elio Rossi

Da Popular science dic 19, 2019

Dottor Rossi, quella del suo ambulatorio è un’attività ultradecennale. Perché la Regione Toscana ha sostenuto questa iniziativa e cosa ci può raccontare di questa esperienza?
In effetti, sono trascorsi ormai 21 anni da quando abbiamo iniziato, nel settembre 1998. La nascita della nostra realtà è dovuta alla volontà della Regione di venire incontro alle esigenze di quella percentuale di cittadini toscani interessati alle terapie complementari e, in particolare, all’omeopatia, per permettere anche ai pazienti con più difficoltà economiche di usufruire di queste terapie all’interno di un ambulatorio pubblico. Grazie alla scelta della Regione Toscana è, infatti, possibile accedere all’ambulatorio di omeopatia pagando un ticket, come per tutte le visite specialistiche, mentre i medicinali, che hanno comunque un basso costo, sono a carico dei pazienti.

Quello che abbiamo dimostrato in questi anni è che il ricorso alle cure omeopatiche contribuisce a ridurre la spesa sanitaria e in particolare quella per i farmaci; lo abbiamo dimostrato, ad esempio, con uno studio pubblicato alcuni anni fa sulle patologie respiratorie, che sono quelle che vediamo con maggiore frequenza. Da questo studio è emerso che abbiamo raggiunto una riduzione dell’uso dei farmaci convenzionali di circa il 48%, sia per quanto riguarda le terapie specifiche dei problemi respiratori che altri farmaci usati per ridurre gli effetti avversi dei trattamenti specifici. Nello stesso periodo, su piccoli gruppi, abbiamo utilizzato anche un gruppo di controllo e abbiamo visto che con le stesse patologie, nel gruppo di controllo non trattato omeopaticamente, la spesa farmacologica convenzionale aumentava nel corso del tempo. Quindi in realtà il risparmio è maggiore, rispetto all’anno precedente il trattamento omeopatico.

Cos’altro emerge dall’esperienza di questi anni?
A oggi sono circa 7mila i pazienti che abbiamo trattato. L’ambulatorio di omeopatia è affiancato da un ambulatorio di omeopatia per la donna; abbiamo inoltre un ambulatorio in collaborazione con l’unità operativa di oncologia dell’ospedale di Lucca per aiutare i pazienti oncologici con trattamenti complementari volti a ridurre gli effetti avversi delle terapie anti-tumorali e migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici anche con consigli alimentari adeguati. Questa iniziativa rappresenta un progetto di vera integrazione, all’interno del sistema pubblico, e contribuisce a ridurre gli effetti avversi, e quindi a migliorare i tempi e la qualità del trattamento convenzionale.

Un ulteriore elemento che abbiamo riscontrato nel seguire i pazienti con questi trattamenti è l’elevato grado di soddisfazione. Inoltre, in alcuni casi riusciamo a fornire una risposta di trattamento efficace in situazioni dove esiste una carenza terapeutica convenzionale, per esempio per quei pazienti che sono allergici a delle terapie convenzionali, così come avviene per le pazienti oncologiche che soffrono dei disturbi secondari di una menopausa iatrogena precoce, quindi con vampate di calore che possono essere intense e molto frequenti, e che non possono essere trattate con Terapia Ormonale Sostitutiva in quanto affette da tumore estrogeno dipendenti.

Tirando le somme?
Complessivamente, in questi vent’anni abbiamo ottenuto di fornire ai pazienti un servizio pubblico ad un costo relativamente basso per il Sistema sanitario, in grado di fornire in molti casi una soluzione a disturbi che non trovano nella medicina convenzionale una risposta adeguata dato che per alcuni sintomi non esiste terapia convenzionale validata o perché le terapie che vengono proposte dal medico di famiglia o dallo specialista non sono tollerate. In base ai nostri dati, più del 70% dei pazienti si rivolge a noi dopo aver utilizzato le terapie convenzionali in prima battuta. La nostra realtà indica che l’utilizzo dell’omeopatia, così come della fitoterapia e dell’agopuntura, non rappresenta quasi mai una “sostituzione terapeutica” ma una complementarietà di trattamenti, proprio perché la maggior parte delle persone ha già provato trattamenti che non si sono rivelati efficaci o risolutivi, oppure con effetti collaterali non erano sopportabili.