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Lo zen e l’autosvezzamento

Nan-in, un Maestro Giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il te. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il te, poi non riuscì più a contenersi. “E’ ricolma. Non ne entra più!”.
“Come questa tazza” disse Nan-in “tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza?

Racconta Milton Erickson che un giorno trovò un cavallo sconosciuto e senza segni di riconosciemento nel suo terreno. Lo montò, lo condusse sulla strada e lasciò che decidesse da che parte voleva andare, dopodiché interveniva con le briglie solo quando lui lasciava la strada per andare a pascolare.Dopo diversi chilometri arrivò alla casa del proprietario che stupito gli domandò: ” come facevi a sapere che quel cavallo veniva da qui ? ” Io non lo sapevo rispose Erickson, ma lui si, io non ho fatto altro che mantenerlo sulla strada.

“Dottore, è il primo bambino, sono preoccupata perché non so come procedere con lo svezzamento, sento tanti pareri, il mio pediatra dice una cosa, mia madre un altra, le mie amiche un altra ancora, per non parlare di mia suocera….”
C’è solo una persona il cui punto di vista è, e deve essere di gran lunga più autorevole: questa persona è TUO/A FIGLIO/A !!

Dopo tanti anni di strapotere delle multinazionali che producono prodotti per l’infanzia, biscottini, farine e omogeneizzati vari, e che hanno condizionato la popolazione a partire dalla classe medica, finalmente si sta formando una corrente di pensiero, anche al di fuori dei “soliti alternativi” e all’interno della Pediatria Ufficiale che ha deciso di dire basta ai dogmi senza alcuna base scientifica che riguardano lo svezzamento, per cui oggi si può parlare di AUTOSVEZZAMENTO, o ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE A RICHIESTA senza essere considerati troppo eretici.
Può sembrare strano, ma vi assicuro che la maggior parte dei pediatri non si sono mai chiesti se esistano ricerche scientifiche valide sulla necessità di svezzare con le pappette e gli omogeneizzati, ed effettivamente non esistono lavori scientifici che supportino questa idea.

Il termine svezzamento non deve essere considerato come l’abbandono del latte materno, ma semplicemente come l’introduzione di altri cibi, e l’alimentazione a richiesta permette al lattante di controllare l’assunzione di cibo con un AUTO-REGOLAZIONE, fin dalle prime assunzioni di alimenti.
Ai bambini viene offerta una varietà di cibi che gli danno l’opportunità di una dieta bilanciata, all’età di circa 6 mesi. Spesso iniziano col prendere il cibo e leccarlo prima di iniziare a ingerirlo. In genere iniziano a 6 mesi ma alcuni possono iniziare a 5 a 7 od 8 mesi.
L’obbiettivo di questo approccio è andare incontro alle esigenze di ogni singolo bambino.
Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che l’apparato digerente matura tra i 4 e i 6 mesi ed è ragionevole supporre che maturi parallelamente alle capacità del bambino di autoalimentarsi.
Coi primi tentativi in genere viene ingerita una scarsa quantità di cibo e il piccolo/a inizia a familiarizzare con la consistenza e il sapore degli alimenti toccandoli e leccandoli, poi progressivamente inizierà a inghiottire e digerire ciò che gli viene offerto.

In questo approccio l’allattamento  materno viene proseguito parallelamente all’introduzione dei nuovi cibi e spesso offerto prima dei cibi solidi nel primo anno di vita.
Naturalmente l’allattamento al seno è il precursore naturale dell’auto-svezzamento, sia perché il bambino è già venuto a contatto con differenti sapori attraverso il latte materno, sia perché la suzione al seno aiuta il bambino a sviluppare le capacità di masticazione (si il bambino mastica anche quando non ha ancora i denti !!)
Tuttavia anche i bambini nutriti col latte “artificiale” possono essere svezzati in questo modo, anche se questo a volte può richiedere un pò più tempo.

Il bambino impara guardando e imitando gli altri, e permettergli di iniziare lo svezzamento (a proposito che pessimo termine utilizza la lingua italiana, come se succhiare fosse un vezzo o un vizio! ) seduto a tavola con noi coi nostri stessi cibi a disposizione è certamente un esperienza più gratificante di sentirsi da un giorno all’altro introdurre in bocca in modo più o meno forzoso un cucchiaino con una pappa che spesso gli provoca disgusto e solo la distrazione di “trenini, areoplanini” e cartoni animati vari riesce a fargli ingurgitare.

Quando iniziare?
Intorno ai sei mesi il bambino impara a masticare e afferrare gli oggetti, e questo è il momento ideale per iniziare a relazionarsi coi cibi solidi in maniera non stressante per il bambino e per i genitori.
I 6 mesi sono indicativi: il bambino  deve essere “pronto”, ciò significa che sta seduto diritto e si vede che ha voglia di partecipare e afferrare il cibo ed è capace di portare il cibo alla bocca.

I principi basilari.

  • il bambino decide quanto vuole mangiare. Non dobbiamo “riempirlo” col cucchiaino al termine del pasto.
  • non dobbiamo avere fretta
  • dobbiamo offrirgli acqua durante i pasti
  • al principio gli offriamo frutta morbida e vegetali. I cibi più duri devono essere cotti per renderli abbastanza soffici da poter essere masticati anche con le gengive.
  • I cibi evidentemente pericolosi ovviamente non verranno offerti (non gli daremo le olive intere o le noccioline !!!)
  • i cibi che non si possono prendere con le dita devono essere offerti con un cucchiaino in modo che possa imparare a utilizzarlo.

Che cosa gli do da mangiare?
Alimentare in questo modo i vostri figli obbliga ad una alimentazione più “sana” tutta la famiglia. E preferibile evitare gli zuccheri, i cibi troppo salati e i cibi preparati industrialmente.Gli alimenti, sia la carne che  le verdure si possono tagliare a strisce abbastanza lunghe in modo che quando il bambino le afferra con la mano ne resti fuori un pezzo che lui/lei può portare alla bocca.

Ma non c’ il rischio che il bambino soffochi ?
Certamente non più che con le tradizionali pappe. I pezzi di cibo devono essere abbastanza grandi da poterli controllare.E’ più facile che gli vadano di traverso le pappe. Naturalmente dobbiamo sempre controllare il bambino mentre sta mangiando.

Quanti pasti deve fare?
Ogni bambino è inserito in un contesto relazionale che va rispettato: nella nostra società l’aspetto relazionale del mangiare è fondamentale. I ritmi del bambino si sincronizzeranno progressivamente con quelli della famiglia e con ciò che il buon senso ci suggerisce.

Ma si può dar da mangiare a un bambino così senza regole?
Le regole sono quelle del mangiare bene e “sano” tutta la famiglia: per lui valgono le stesse regole che valgono per gli altri. Se poi per regole intendiamo dargli da mangiare quando decidiamo noi anche se lui non ne ha voglia, il cibo che decidiamo noi senza tener conto dei suoi gusti e delle sue esigenze perché una “autorità” senza alcuna riflessione critica ci ha detto che si fa così, e tutto questo termina in una specie di battaglia, come dicono molte madri che quando arrivava “l’ora” della pappa sentono già crescere la propria ansia che ovviamente si riverserà sul bambino, allora dico che si è meglio non avere queste “regole”.
L’alternativa è stare seduti tutti assieme a tavola, con tante cose interessanti sul tavolo di vari colori, sapori odori, con i genitori, fratelli nonni o amici che chiacchierano e poter allungare le mani per odorare, gustare masticare ciò che troviamo più appetibile, osservando gli altri e cercando di imitarli.

Ma se poi non lo digerisce e gli fa male?
Si è osservato con chiarezza che ciò che il bambino digerisce a un anno lo digerisce anche a sei mesi e che l’apparato digestivo ha già raggiunto una  maturità sufficiente per digerire qualunque alimento.
In un recente comunicato i pediatri della ACP (associazione culturale pediatri) hanno dichiarato: “I pediatri garantiscono per la nutrizione dei bambini, ma non sono i portavoce dell’industria. Per crescere sani: allattamento al seno nei primi mesi di vita e poi tanto buon senso, un’alimentazione sana ed equilibrata per tutta la famiglia, magari scegliendo i prodotti biologici. 
I pediatri non dovrebbero prestarsi a “giochi” di concorrenza industriale.

Ma le allergie?
Per molto tempo si è creduto che ritardare l’assunzione di certi alimenti aiutasse a prevenire le allergie, ma studi recenti sembrano dimostrare addirittura il contrario, cioè l’introduzione tardiva di certi cibi ne favorisce la sensibilizzazione allergica.

Ho paura di sbagliare !
Non dimenticare mai che tutti abbiamo l’istinto di mangiare e il passaggio dal latte ai solidi prima o poi lo facciamo tutti, a prescindere da ciò che fanno i genitori o i nonni.
Dunque lasciando scegliere il bambino non solo si rischiano di fare meno errori, ma sopratutto si evita di strutturare un rapporto “innaturale” col cibo che troppo spesso conduce successivamente a uno dei  maggiori problemi di salute dei bambini di oggi l’obesità !

Non voglio dilungarmi su questo argomento perché è già presente un sito : http://www.autosvezzamento.it , dal quale potete scaricare un “documento per pediatri e genitori” con le linee guida sulla alimentazione complementare a richiesta e leggere tanti consigli interessanti.